Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la distruzione | 59 |
una grazia del Signore. In certi passi, infatti, S. Agostino sembra lodare piuttosto i tempi della decadenza che quelli della gloria, perchè gli sembra che gli uomini siano divenuti un poco migliori. Questo ad esempio: « Roma, fondata e accresciuta dalle fatiche degli antenati, fu più sozza nella sua potenza che nella sua rovina, poiché nella rovina caddero pietre e travi, ma nella corruzione dei romani caddero i sostegni e le bellezze non dei muri ma dei costumi, quando i loro cuori arsero di passioni più funeste delle fiamme che bruciarono i tetti della città » 1.
Sallustio, invece si spaventa perchè « in Roma si cominciarono ad onorare troppo le ricchezze, e poi la gloria e poi la potenza: e allora cominciò a mancare ed a impigrire la virtù e si disprezzò come vergognosa la povertà e l’innocenza. E così la gioventù romana cadde per le ricchezze nel lusso e nell’avarizia; cominciò ad arraffare e consumare e disprezzare le proprie cose e desiderare quelle altrui ». Ma lo storico teme, perchè tutti quei vizi enumerati sono dannosi alla repubblica, perchè con l’ambizione e l’arrivismo i migliori rimangono soffocati, con lo spreco si consuma il capitale romano, con le ricchezze è importato l’ozio, con la lussuria la debolezza, con la cupidigia lo sconvolgimento tumultuoso dell’ordine e della pace.
Con questa opposta concezione della vita e della storia, gli stessi avvenimenti assumono un aspetto di-
- ↑ (1) De Civit. Dei, II, 2.