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V.
SVETONIO.
Per capir bene la svolta a cui arriva, dopo Tacito, la storiografia, sarà bene che ci rifacciamo un momento da capo.
Gli annalisti arcaici, che non pensarono all’arte, intesero la storia come uno dei loro tanti doveri civili. Poi, con Sallustio e Livio, il fine artistico si mescola a quello morale e politico; ma siccome nella vita dell’uomo si considerava solo la parte sociale e pubblica, trascurando la privata e vera del tutto, anche la psicologia e la morale si occupano di lui in quanto è cittadino romano, e perciò sono generiche e un po’ esteriori. Ma poi a poco a poco l’uomo prevale anche nella storiografia romana sul cittadino, ed ai tempi di Tacito si osservano già due correnti. Una, quella impersonata da Tacito, il quale, pur conservando la nobiltà di intendimenti, e la dignità stilistica degli antichi, ha già una tesi particolare da dimostrare, una verità da gridare; e per arrivare ai suoi fini, abbandonando la tradizione