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sare delle gravi malignità. Ma se si legge attentamente il suo testo, è facile accorgersi che Tiberio può cambiare fisionomia con facilità, poiché tutte le azioni ambigue sono mutate in perfide e qualunque opera buona è messa in conto all’ipocrisia. Ora, secondo Tacito, per nove anni di seguito Tiberio sarebbe stato assiduamente ipocrita; ossia avrebbe compiuto buone azioni, pur con ripugnanza. Per provare che queste opere buone erano fatte ipocritamente e con ripugnanza, Tacito non ci offre che la propria certezza, e la penetrazione con cui lesse nei pensieri segreti del principe. In verità Tiberio, come tutte le altre figure, è un personaggio fantastico, inventato e dipinto dall’odio, combinando insieme molte deduzioni sottili, ingegnose, ma arbitrarie.

Si spiega così come questo giustiziere, che vuole narrare e giudicare sui documenti, sia così spesso irresoluto e diffidente. Talvolta gli accade di non sapersi decidere tra due notizie contradditorie ma ambedue serie, onde sente il dovere di citare tutte le fonti, che si contraddicono, lasciando la scelta al lettore. Invece, quando si imbatte in voci udite durante la giovinezza, che suonino accusa contro i principi e che lusinghino la sua sospettosità, non resiste mai, nonostante le sue dichiarazioni d’imparzialità, alla tentazione di riferirle, dando loro il primo posto fra l’autorità della storia. « Io stimo indegno della gravità di quest’opera l’andare dietro alle favole per stuzzicare i lettori, ma non oso nemmeno sfatare ciò