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Quando Tacito si è messo in mente che un suo personaggio è perverso, ogni cattivo pensiero gli è attribuito di autorità, senza che venga chiarito bene con quali informazioni lo storico sia riuscito a documentarsi. Così, quando egli afferma che Tiberio « Germanici mortem inter prospera ducebat » si fonda soltanto sul presupposto, accertato e riconosciuto, che Tiberio sia uno scellerato e che, quindi, gode in segreto di quanto è dolore per gli altri. Quando Tiberio ebbe il governo della repubblica « aggiunse Messala Valerio che si rinnovasse ogni anno il giuramento di fedeltà a Tiberio, dal quale interrogato se avesse proposto ciò per ordine suo, rispose che aveva parlato spontaneamente e che negli affari riguardanti la repubblica egli si sarebbe consigliato solo con la sua coscienza, anche correndo il pericolo di dispiacere al principe »1.

La domanda di Tiberio può spiegarsi come una precauzione abbastanza semplice e come un riguardo ragionevole usato al Senato. Nè c’è serio motivo di dubitare che la risposta di Messala fosse vera. Ma Tacito vede subito nero e sentenzia: « Mancava soltanto questo genere di adulazione! » Che contrasto, fra il pessimismo sarcastico, amaro, violento di Tacito, e la serenità grave e composta di Tito Livio! Modesto non per finta, serio e sincero, dominato da alcuni pregiudizi che non cerca nemmeno di sradicare, Livio è corrucciato bonariamente con i suoi

  1. Ann., I, 8.