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la creazione 33


chi uomini distinguono con il loro senno l’onesto dal criminale; l’utile dal nocivo. E gli esempi degli altri formano, per lo più, la vera scuola »1. Perchè « il compito principale della storia è di salvare la virtù dall’oblio e di incutere alle azioni e alle parole malvagie la paura della posterità ».2

Un giustiziere, dunque, il quale vuol scrivere la storia sine ira et studio, come egli stesso dice, imparzialmente, sui documenti. A Tito Livio questa idea, che la storia potesse o dovesse essere scritta a mente fredda, senza ira e senza amore, non venne mai, poiché scrisse per ingrandire Roma agli occhi della posterità, con l’entusiasmo e l’amore, non dubitando di abbellire, o di velare, o anche addirittura di alterare la verità, quando poteva nuocere alla reputazione del suo idolo. Per Tito Livio la gloria di Roma non riconosce nessun obbligo d’imparzialità nello storico, la sua grandezza sta al di sopra del giudizio della storia. Per Tacito non più. Anche Tacito è un tradizionalista, come Tito Livio, ligio all’ammirazione degli antichi esempi nazionali; ma nella sua ammirazione per l’antichità ormai il momento morale si distacca dal momento nazionale, e si impone, invece di mescolarsi ad esso, come in Livio. Egli ammira gli antichi, non perchè erano nel tempo stesso virtuosi e schiavi, ma solo perchè erano virtuosi; e cercando, ma non trovando, queste virtù nei suoi tempi, non esita a scrivere storie, che ci appaiono le

  1. Ann., IV, 33.
  2. Ann., III, 65.


Ferrero. - La Palingenesi di Roma.