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gono dalle fonti, secondo un motivo non di pensiero ma di sentimento; il che se ben si consideri, è sostanzialmente un inventarli» (pagg. 28 e 29). E perchè? Da una esagerazione si casca in una esagerazione opposta. Qui il Croce suppone che il sentimento falsi sempre la verità e che il pensiero invece non la falsi mai; il che è un errore di psicologia manifesto. Il sentimento falsa la verità quando è pervertito, viziato, in rivolta contro le leggi della natura e della morale; quando odia quel che è bene e ama quel che è male. Ma quando ama il bene, o odia il male è spesso più pronto e più profondo nello scoprire il vero del pensiero. Quante volte il cuore precorre la mente nel divinare quello che la mente scoprirà dopo, faticosamente! Di quanti sentimenti altrui ci è difficile renderci conto se non li abbiamo provati, e quante volte l’essere appassionato è condizione per capire l’altrui passione! Viceversa, anche il pensiero spesso s’inganna, o adultera la verità per errore o per malizia. Un cattolico, un protestante, scrivendo la storia della Riforma, con la passione altereranno sfigurandolo coll’odio il nemico, ma ciascuno sarà nel vero nel lodare le cose buone della Chiesa o della Riforma; e l’uno e l’altro capiranno non solo lo stato d’animo dei propri ma anche quello degli avversari, meglio e più facilmente di un miscredente, per il quale tutte quelle dispute teologiche non siano che un fastidioso perditempo.

E del resto se la passione fosse condannata a restar fuori della verità sempre e in eterno, come potrem-