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storia sarebbe dunque il pensiero e non la vita, la quale è invece il principio della poesia. Ma a carte 14 il Croce aveva detto proprio l’opposto. Ricordate? «Il documento e la critica, la vita e il pensiero sono le vere fonti della storia». La vita, che a pag. 14 è fonte della storia, a carte 27 diventa fonte della poesia., e alcunché di opposto e quasi di ribelle al pensiero, poiché il pensiero la deve domare. Domare è una di quelle parole equivoche, di cui la filosofia crociana abbonda con sua molta lode in un’epoca adorante tutte le confusioni; ma per quanto equivoca non può dubitarsi che implichi lo sforzo teso a vincere una resistenza. Difatti il Croce aggiunge più oltre: «per convertire la biografia poetica in biografia veramente storica bisogna reprimere... i nostri amori, le nostre lagrime, e i nostri sdegni...; e il medesimo deve farsi per la storia nazionale e per quella dell’umanità». Mentre nelle prime pagine la storia è il pensiero che risuscita la vita («la storia morta rivive» è detto a pag. 15), più innanzi la storia è il pensiero che combatte, che doma, che mutila la vita, recidendo da essa il sentimento.
Sin dalle prime pagine del volume si intravede che il Croce ha della storia, come di molte altre cose, due concezioni contradditorie; o forse ha una prima concezione che, strada facendo, si muta nella opposta, illudendosi di esser sempre la medesima. Da principio egli concepisce la storia come un «eterno presente» ossia come la vivificazione di quello che fu, quale fu visto e sentito dai contemporanei. Poi a po-