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casa, o vecchiardo, e vuoi covarci il vino
che hai tracannato, sino alla tua morte?
ULISSE

(alzandosi)


Dovresti rispettar la mia vecchiezza,
e la sfortuna ed i malanni, ancella!
Te pure i mali curveranno, un giorno.
MELANTO
Vecchio, la pancia e il senno tuo son pieni
di vino come nell’autunno i tini.
Ruttali tutti! E perchè non chiedesti
il tetto a un fabbro, e non ti sei disteso
come i tuoi pari, sotto l’alte logge?
Ti credi eroe per la vittoria d’Iro?
Bada che un altro non ti cacci fuori,
lordo di sangue e con il naso rotto!
MELANZIO
I Proci già t’han tirato sgabelli!
Che aspetti ancora sgabellate e pugni?
Ah! Maledetto il conduttor dei porci
che ci conduce i suoi pitocchi, e il figlio
del morto Re che li ricetta in casa!
ULISSE
O belle figlie dell’Egioco, Ninfe,
Naiadi, se il mio Re v’arse giammai
tenere carni di silvestri agnelli,
fatemi in grazia che ritorni, e un Nume
la via gli mostri. E non avreste più
quella superbia sulle ardite ciglia!