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— Dagli da bere! — Dategli da bere!
— Un calice di vino! — Ancora! — Un altro
calice! — Bevi! — Fatti caldo il cuore!
(Femio beve lungamente poi afferra la cetra e incomincia)
FEMIO
Muse dilette, datemi la forza del canto. Io son come
un’anfora vuotata. E il liquido aspetto da voi.
Datemi forza, o Muse. E voi coronate le chiome
giovanili di rose. Bevete, ridete, o beati
Proci, e non ascoltate. Perchè io canto solo per me
e sono un po’ ubriaco e ho molta tristezza nel cuore.
C’era un Eroe dal corpo gagliardo, e dall’agili mem-
[ bra
e dalla bionda chioma, che stava in un’isola ricca
di giovani e di biade. E l’alba rideva felicemente
al suo risvegliare e il vespro era dolce per
[ lui —
o vespero dolcissimo! in cui risuonavano i flebili
cori delle fanciulle, ed egli tornava alla casa
e ritrovava il suo bambino che stava giocando
con la sua cara donna in mezzo alla corte quadra-
[ ta! —
Proci, vuotate i calici! Sentite soltanto confusa-
mente attraverso il vitreo tinnire; son molto
[ ubriaco,
e mi gira la testa e ho tanta tristezza nel cuore!
Ma ti sei perso, eroe! Perchè sei partito, per dove?
Ah! Tu sei stato come un’onda nel mezzo del mare,
un’onda che il destino respinge alla terra ed uccide
miseramente, sopra gli scogli aguzzati dai colpi!