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e tu ti metteresti in mezzo agli alberi,
e serviresti col tuo cranio lucido
a spaventare gli uccellini! Oh! non
accetti? Vedo: sei un vagabondo
e preferisci rimpinzarti a scrocco.
ULISSE
Se si facesse, Eurimaco, una gara;
chi più lavora — quando il giorno allunga
a primavera, con le falci in mano
in una prateria, sino alla notte
senza mangiare, e non mancasse l’erba,
o bisognasse reggere gagliardi
e rossi bovi d’anni e forza eguali,
e date quattro ripide bubulce
da maciullare col pesante aratro;
o nella guerra con la spada in mano
e la celata, tu vedresti il mio
vigor e l’occhio, e i muscoli, e il coraggio
di questo cuore, e tu non oseresti
gettarmi in faccia l’importuna fame.
(giunge dinnanzi ad Antinoo. Allora gli tende la bisaccia, lo guarda e tace. Tutti fanno silenzio e aspettano)
ANTINOO
(sghignazzando)
Ah! Ah! Credi di avermi intimorito
coi tuoi discorsi? Ma non mi conosci?
ULISSE
Mi sembri il primo degli Achei. Mi neghi
un vecchio tozzo e un calice di vino?