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PROLOGO
ULISSE
O Dei! La nave!
(tace un momento, poi si avventa urlando e singhiozzando verso il mare)
M’ha lasciato a terra
la nave dei Feaci! E’ ormai lontana
sul mare! No! Fermate o Feaci!
Alzate i remi! Ritornate a terra!
(cade, senza forza, sopra un tronco d’albero)
Non m’hanno udito! M’ha solo risposto
il breve e lento sciabordar dell’onde.
(risorge in piedi)
Pallade Atena, dà tanta possanza
alla mia voce, si che i rematori
taciti e curvi, alzando i remi, ascoltino
correr sull’onde il disperato grido.
Tornate a terra o vi punisca Giove!
Ma vanno, vanno! E ridono sul mare
dell’urlo! E volan via come un alcione...
Ma invoco te nella sventura, o mia
Dea protettrice, Pallade, che m’hai
avuto caro fino ad ora, dimmi
in quale spiaggia sconosciuta io sono,
e quanto tempo ho da soffrire e quanto