Pagina:Ferrero - Il ritorno di Ulisse, 1941.djvu/186


181

del nostro inverno ch’è una primavera.
E addormentarmi nella melodia...
Arco! Arco! Mi senti?
ARCO
Altro! Tu parli come un ciarlatano
di quelli, in fede mia, proprio superbi.
IRIDE
Non vedi il rosso del giorno? Il verde di tutte le
                                                                          piante,
l’azzurro del cielo, l’oro del sole
non vedi, non vedi, che tutte le cose del mondo
più bello, i colori, sono in me? Arco?
ARCO
No, io non vedo tutte queste cose,
io non vedo l’oro nel ricolmo amistide
di vino tracio, e il rosso nei tuoi labbri,
l’azzurro nei tuoi occhi e il verde... Oh! il verde...
Ma vieni Iride mia, siediti accanto
a me, sulla maneggia del pinastro.
Vieni che voglio contemplare il rosso
delle tue labbra... Oh! il giallo è nei capelli.
Ah! Dunque l’oro non è solo vino.
Anche tu dunque sei di vino... No,
volevo dire, tieni il vino, il vino
nei tuoi colori! come voglio bene
ai tuoi colori, dammi un bacio, o dea.
IRIDE
Cosí, cosí; diventa buono, Aedo.
Non insanire; son già pazza io.

(come parlando a sè stessa)