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pensando solo al faticato arrivo,
ridendo sempre!... Ed ora sto piangendo!

(si siede, come schiacciato da un peso. E Penelope, dolcemente, senza parlare, si stringe all’Eroe triste, per lenire il suo male, con un po’ d’amore. E lo accarezza come una che comprende il suo dolore incomprensibile. Anche la tempesta sta frenando il suo lungo singhiozzo lontano)


PENELOPE
Ulisse, piangi e appoggiati sul mio
petto! Fa bene dopo tanto riso
piangere come un timido bambino.
Tu sei l’Eroe navigatore, e il tuo
destino è andare, andare sempre, e mai
giungere. Hai pieno di travaglio il cuore,
perchè non puoi capire il tuo soffrire
e vuoi godere. Oh! non cercar la gioia,
chè questo affanno ti fa ancor più triste.
ULISSE
Parla cosí, parlami sempre. E’ tanto
dolce per me d’essere consolato,
come se fossi un timido bambino.
PENELOPE
Ma verrà un giorno — giaceremo innanzi
al focolare, fra gli alari — e il vento
verrà dal mare, e l’uragano sopra
la casa andrà come per rovesciarla,
e tu racconterai della funesta
Troia, stringendo sempre più la tua