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e ne trae fuori il remo, che va ad appendere sul focolare, con gesti solenni, come facendo un rito. E lo contempla un momento, rischiarandosi in faccia e poi di nuovo torvo e triste)
ULISSE
Sono arrivato! Ho la mia donna! E morti
sono i nemici! Vent’anni che agogno
questo momento! E perchè mai non brucio
di gioia? E piango? E singhiozzo? Ma cosa
penso? Odisseo! Guarda! Sei nella casa
dove hai passato i più begli anni! E solo
padrone sei! Perchè non baci il suolo
come hai baciato la tua terra al primo
arrivo? E’ troppa la tua gioia? O strana
tristezza! E tu! Remo ben fatto, il solo
che sia tornato con il suo padrone,
penderai sopra il quieto focolare,
diverrai nero e odorerai di fumo,
tu, che hai saputo il salso odor dei flutti!
Ho navigato insieme a te, sul mare,
come sul corso della vita. E strenuamente ho lottato una battaglia eterna
come una vita. E tante cose abbiamo
visto! E beffato i flutti scatenati,
ridendo in mezzo alla sciacquio dell’onde,
ridendo sotto i colpi di Ciclope,
ridendo agli incantesimi di Circe,
e alle Sirene dal fatale canto,
ed alle branche dell’orrenda Scilla,
ridendo sempre; o ben costrutto remo,