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prefazione

Leo Ferrero, figlio dello storico Guglielmo e nipote di Cesare Lombroso, morì il 26 agosto 1933 in una sciagura automobilistica, mentre conduceva nel Nuovo Messico un’inchiesta per La Dépêche, a trent’anni, dopo aver mostrato di tener fede alle promesse e quando gli spiriti più attenti incominciavano a riconoscere in lui una forza chiarificatrice. Egli apparteneva a quella aristocrazia europea dell’ingegno dalla quale in quegli anni, mentre gli orizzonti si andavano oscurando, attendevamo ciò che Bacone chiamò partus masculus aetatis nostrae, la dimostrazione che la civiltà non è stata una fragile contingenza della storia.


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