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prodromi al diario

contro il duce (dico «misterioso» perchè nessuno sentì lo sparo), e il colpo fu attribuito a un ragazzo, quattordicenne appena, certo Zaniboni che non aveva mai manifestato truci propositi contro il duce ed era avanguardista. Il presunto reo fu ucciso sul posto, dilaniato e portato in corteo per Bologna issato sulle picche. Dato che il reo era stato riconosciuto e trucidato e il duce era indenne, tutto faceva presumere che l’attentato sarebbe finito, come le altre volte, con qualche arresto e qualche assassinio. E gli assassina e le distruzioni non mancarono. Non solo i giornali antifascisti come il «Mondo» di Roma, «Il Lavoro» di Genova, l’«Unità» di Firenze e «La Cultura» ebbero distrutte le sedi e bastonati a sangue i redattori, ma anche il «Gazzettino di Venezia», «Il Cittadino di Brescia» e una quantità di giornali di provincia che non facevano della politica, ebbero le sedi assalite e distrutte. Non solo le sedi e le cooperative dei partiti popolare e socialista furono messe a


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