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prodromi al diario


Alle undici cominciò il dibattito. Le testimonianze di accusa erano così vaghe e le arringhe di difesa così forti, che, per quanta buona volontà ci mettesse, il Tribunale dovette assolvere l’imputato. Alle dodici il processo era finito e l’accusato libero. Tutti gli amici andarono a congratularsi con Salvemini e tutti gaiamente si ripromisero di dargli la sera e l’indomani banchetti e riunioni. Quando uscimmo, Leo ed io tra i primi, vedemmo che il Palazzo del Tribunale era circondato da Camicie nere armate di manganelli, che Camicie nere a tutti gli angoli della piazza squadravano a uno a uno coloro che uscivano dal Tribunale, e li minacciavano o li bastonavano. Come Leo e io non fossimo bastonati, non so, ma molti altri lo furono.

Le Camicie nere urlavano che avrebbero ammazzato Salvemini e gli amici rimasti con lui quando fossero usciti. Questi si asserragliarono nel Tribunale sperando che quegli energumeni se ne sarebbero andati e telefonarono in Questura,


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