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leo ferrero

mento, in modo che molte idee e pensieri che ci maturavano nell’animo senza osare di venir fuori, sbocciano facilmente appena ci rendiamo conto che ne hanno il diritto e i mezzi, quando consideriamo gli autori di pensieri analoghi, bene espressi. Conosciuto il punto a cui si può arrivare, non è poi molto difficile di sorpassarlo.


Qui finisce il diario di Leo del 1926 e 27. Avendo avuto il passaporto, Leo ci raggiunse a Firenze, donde, sempre seguiti da un codazzo di poliziotti che si cambiavano e alternavano ad ogni città, quasi fossero oc una guardia reale», lo accompagnammo alla frontiera. Finisco questo libro con l′ Addio a Roma che Leo scrisse poche ore prima di lasciare per sempre Roma e l'Italia. (Nota del Redattore).


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