capire su quali elementi si può realmente contare e come si distingue il possibile dall’impossibile, il sogno dalla realtà, il presente dal passato; per l’uomo normale vuol dire «senso pratico», e cioè l’attitudine a capire con quali mezzi si risolvono i piccoli problemi che ad ogni persona cadono in sorte, in qual misura valga la pena di risolverli o di patirli, fino a che punto si debba concedere al piacere o al dovere, con quanti sacrifici si debba pagare una gioia.
E in verità, chi manca di «buon senso », non è, come si crede per un vecchio equivoco, l’artista (che non manca di buon senso, ma ha un «buon senso» diverso da quello dell’uomo politico o dell’uomo pratico) ma più spesso il «borghese», e cioè l’uomo che non ragiona con la sua testa. Quando il borghese applaude una brutta commedia, solo perchè è stata scritta da un autore celebre, manca di «buon senso»; quando il borghese applaude a una politica nazionalista per l’illusione che ingrandendo in centimetri