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In poesia:
«O poca nostra nobiltà di sangue,
Se glorïar di te la gente fai
3Quaggiù, dove l’affetto nostro langue,
Mirabil cosa non mi sarà mai;
Chè là dove appetito non si torce,
6Dico nel cielo, io me ne gloriai.
Ben se’ tu manto che tosto raccorce,
Sì che, se non s’appon di die in die,
9Lo tempo va d’intorno con le force.»
Paradiso, XVI, 1-9
Tutto il concetto della nobiltà così oscuramente esposto in un capitolo intero del Convito è qui in nove versi, e più chiaro. Confronta anche l’Epistola latina contro i Fiorentini e la tirata di Sordello: «Vedi là un’anima che a posta....». Il metodo poetico si vede appunto confrontando le stesse idee espresse in prosa e in versi.
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