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tutte le altre le andrebbero dietro, e se una pecora per alcuna cagione al passare d’una strada salta, tutte le altre saltano, eziandio nulla veggendo da saltare. E io ne vidi già molte in un pozzo saltare, per una che dentro vi saltò, forse credendo di saltare un muro, nonostante che il pastore piangendo e gridando, con le braccia e col petto dinanzi si parava.»
(Convito, Trattato I, cap. XI)
In poesia così:
«Come le pecorelle escon dal chiuso
Ad una, a due, a tre, e l’altre stanno
3Timidette atterrando l’occhio e il muso;
E ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
Addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
6Semplici e quete, e lo perchè non sanno...»
Purgatorio, III, 79-84
Lo stesso concetto è in poesia più conciso, più breve, più esatto, più rappresentativo. In prosa raccontava il fatto, in poesia lo fa vedere. Bisogna tener conto che in prosa questa non è immagine visiva, ma morale, e quindi non doveva farla vedere, mentre nel canto III è immagine visiva e non morale. E di questo bisogna tener conto quando si parla di esattezza anche in un altro senso. Ma vedi per es. il concetto «tutte le altre saltano eziando nulla veggendo da saltare» che in poesia è detto «e lo perchè non sanno». Questo «lo perchè non sanno» è molto più vago, ma molto più esatto,
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