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pensarci, il musicista si lascia catturare dalle reminiscenze di arie molto note. Ma in verità fra la possibilità di godere la vera musica e di goder l’organino non c’è antitesi. Ed è un’illusione di credere che gli antichi, perchè lo credevano Iride, si commovessero dinanzi a un arcobaleno più di noi. Fra il concetto di una cosa e le sue relazioni estetiche non c’è antitesi. I due fenomeni coesistono senza che si tocchino l’un l’altro, semplicemente per l’orientamento che danno al nostro spirito, anche quando apparentemente dovrebbero interferire uno nell’altro e distruggersi. Succede a loro come a due sistemi di cerchi, creati da due sassi gettati in un bacino, che si tagliano senza rompersi.
La conoscenza delle cose anziché distruggere l’ispirazione l’allarga all’infinito perchè aumenta le occasioni di osservare e di dedurre (a chi è capace di farlo). La conoscenza delle cose infatti serve spesso a rivelare delle forme che si possono sfruttare poi esteticamente e che un semplice gioco di luce può nascondere a un occhio inesperto. Prendiamo per esempio la linea ondulata che fa la schiena di un bove. Niente di più attraente, semplice e nello stesso tempo complesso, se si pensa che ogni corrugarsi di quella linea tremolante corrisponde alla strut-
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