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Diffidava della sua immaginazione. E’ a sè stesso che Dante fa dire per bocca di Virgilio:
«Però che tu trascorri
Per le tenebre troppo dalla lungi,
3Avvien che poi nel maginare aborri:
Tu verrai ben se tu là ti congiungi,
Quanto il senso si inganna di lontano.»
Inferno, XXXI, 22-26
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Quelli che hanno tanta difficoltà ad ammettere che il metodo possa abbinarsi all’ispirazione, e alla sincerità, sono poi gli stessi che hanno paura ad istruirsi per non essere influenzati, che credono la conoscenza delle cose distrugga la commozione.
Un’originalità che non resiste alla cultura è ben poco forte; una sensibilità che non resiste alla conoscenza non può certo aver la forza di diventare arte.
La conoscenza delle cose e la commozione non si eliminano perchè seguono linee parallele che non si toccano e non si incontrano.
Quando si contempla la natura, come quando si sente nei campi una musichetta diffusa e vaga, improvvisata su un organino da bocca, ci lasciamo riempire da un languore musicale, abbastanza piacevole, che s’interrompe bruscamente, rivelandoci la corda dello strumento consunto e mal suonato, quando, senza
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