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ginazione, dal suo istinto. Ma rettitudine, istinto, logica, intuizione, immaginazione, non sono affatto in contrasto con la ricerca di uno stile e di un effetto, chè anzi, tanto più vasta è l’immaginazione e l’intuizione, tanto più necessario è un metodo per contenerle e ordinarle. E Dante lo sapeva. Sapeva:

Chè sempre l’uomo, in cui pensier rampolla
Sovra pensier, da sè dilunga il segno,
3Perchè la foga l’un dell’altro insolla.»

Purgatorio, V, 16-18


Sapeva che l’immaginazione può far perdere di vista la realtà:

«Oh immaginativa, che ne rube
Talvolta sì di fuor, ch’uom non s’accorge
3Perchè d’intorno suonin mille tube.»

Purgatorio, XVII, 13-15


«Quando per dilettanze, ovver per doglie,
Che alcuna virtù nostra comprenda,
3L’anima bene ad essa si raccoglie,
Par ch’a nulla potenzia più intenda;
E questo è contra quello error, che crede
6Ch’un’anima sovr’altra in noi s’accenda.
E però, quando s’ode cosa, o vede,
Che tenga forte a sè l’anima volta,
9Vassene il tempo, e l'uom non se n’avvede:
Ch’altra potenzia è quella che l’ascolta,
Ed altra è quella ch’ha l’anima intera:
12Questa è quasi legata e quella è sciolta.»

Purgatorio, IV,1-12

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