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grazia, se non si sente in un’opera d’arte una folla di suggerimenti inespressi.)

Queste rinunzie danno il senso di un’architettura gigantesca molto più che le divisioni amministrative dei tre regni che in verità non contano, perchè la costruzione interna non tiene nessun conto di queste divisioni amministrative — come è giusto e lodevole.

Questo però spiega le assurde (apparenti) imposizioni che Dante si è fatto: 33, 33, 33, e non 35, 35, 35 etc. Questo senso di rinunzia non poteva darlo che con dei tagli netti e come indifferenti alla materia. Dare il senso che la costruzione dell’edificio poetico sia come una forma estranea, immodificabile e dispettosa, dentro cui bisognava colare la materia, con ogni rispetto.

A questo non poteva arrivare se non con un profondo senso religioso.

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La rinunzia per un’opera d’arte è così importante come la preda, però presuppone la preda, cioè la ricchezza. Dico ricca la poesia in cui c’è l’ombra di molte idee sacrificate, quella in cui ogni problema è stato risolto in dieci modi e ne è rimasto uno — e a ogni conclusione si è


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