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poi la sensazione tattile del vento che viene di sotto; poi lo sgomento, la vertigine del vuoto, poi la sensazione auditiva del rumore della cascata, infine l’immagine visiva del falco che lentamente si cala.

Confronta questo movimento lento e pauroso della discesa di Dante nell’abisso con l’immergersi voluttuoso delle anime del Paradiso.

«Poi, come inebriate dagli odori,
Riprofondavan sè nel miro gurge,
3E s’una entrava, un’altra n’uscia fuori.»

Paradiso, XXX, 67-69


e col rapido movimento della danza:

«Come si volge con le piante strette,
A terra ed intra sè donna che balli,
3Che piede innanzi piede appena mette....»

Purgatorio, XXVIII, 52-54


o con la caduta soffice, corposa come quella nevosa delle falde di fuoco:

«Sovra tutto il sabhion, d’un cader lento,
Piovean di fuoco dilatate falde,
3Come di neve in alpe senza vento.»

Inferno, XIV, 28-30


La descrizione di sensazioni multiple è artificio di cui Dante si serve spesso.


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