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18Quel ch’ei dimanda con cotanta cura.»
Ond’io: «Forse che tu ti meravigli,
Antico spirto, del rider ch’io fei;
21Ma più d’ammirazion vo’ che ti pigli.
Questi, che guida in alto gli occhi miei,
E’ quel Virgilio, dal qual tu togliesti
24Forse a cantar degli uomini e de’ Dei.
S’altra caigion al mio rider credesti,
Lasciala per non vera, ed esser credi
27Quelle parole che di lui dicesti.»
Già si chinava ad abbracciar li piedi
Al mio Dottor; ma e’ gli disse: «Frate,
30Non far, chè tu se’ ombra e ombra vedi.»
Ed ei surgendo: «Or puoi la quantità te
Comprender dell’amor che a te mi scalda,
33Quando dismento nostra vanitate,
Trattando l’ombre come cosa salda.»

Purgatorio, XXI, 103-136


L’intuizione aggiunge drammaticità al dialogo anche per l’elemento di ansia che ha l’indovinare il pensiero dell’interlocutore. Il lettore resta sospeso al gesto da interpretare:

«E pur convien che novità risponda,»
Dicea tra me medesmo, «al nuovo cenno,
3Che ’l Maestro con l’occhio sì seconda.»

Inferno, XVI, 115-117


«Ma quel padre verace, che s’accorse
Del timido voler, che non s’apriva,
3Parlando, di parlare ardir mi porse.»

Purgatorio, XVIII, 7-9

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