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i personaggi che incontra, Virgilio e Beatrice sopratutto.

Quando si è con un intuitivo si atteggia d’istinto la faccia in modo che l’intuitivo capisca il nostro sentimento, perchè si ha la certezza che con questa mossa ci risparmiamo la pena di dir delle cose magari difficili, mentre quando si è con un tonto, d’istinto rinunciamo a qualsiasi gesto che sappiamo rimarrà sterile. L’intuizione aggiunge snellezza al dialogo, permette a Dante di esprimersi per accenni, per gesti, per movimenti, anziché per discorsi. Vedi quanto vigore prende dai gesti l’incontro con Stazio:

«Volse Virgilio a me queste parole
Con viso che, tacendo, dicea: taci!
3Ma non può tutto la virtù che vuole;
Che riso e pianto son tanto seguaci
Alla passion, da che ciascun si spicca,
6Che men seguon voler nei più veraci.
Io pur sorrisi come uom che ammicca:
Per chè l’ombra si tacque, e riguardommi
9Negli occhi, ove il sembiante più si ficca.
«Deh! Se tanto lavoro in bene assommi»
Disse — «perchè la faccia tua testeso
12Un lampeggiar di riso dimostrommi?»
Or son io d’una parte e d’altra preso:
L’una mi fa tacer, l’altra scongiura
15Ch’io dica: ond’io sospiro, e sono inteso
Dal mio maestro, e: «Non aver paura»
Mi dice — «di parlar; ma parla, e digli


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