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ma solo quelle culminanti che riassumono in sè l’introduzione e la continuazione. Nell’episodio di Paolo e Francesca la scena fra i due amanti:

«Noi leggevamo un giorno, per diletto,
Di Lancillotto, come amor lo strinse.
3Soli eravamo e senza alcun sospetto.
Per più fiate gli occhi ci sospinse
Quella lettura, e seoloroeci il viso;
6Ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
Esser baciato da cotanto amante,
9Questi, che mai da me non fia diviso,
La bocca mi baciò tutto tremante:
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
12Quel giorno più non vi leggemmo avante.»

Inferno, V, 127-138


Nell’episodio del Conte Ugolino la scena dei figli:

«Posciachè fummo al quarto dì venuti
Gaddo mi si gettò disteso ai piedi,
3Dicendo: «Padre mio, chè non m’aiuti?»
Quivi morì, e come tu me vedi,
Vid’io cascar li tre ad uno ad uno
6Tra il quinto dì e il sesto, ond’io mi diedi
Già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
E tre dì gli chiamai, poich’ei fur morti:
9Poscia, più che il dolor, potè il digiuno.»

Inferno, XXXIII, 67-75


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