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introspezioni profonde, veri proustismi:
«Nell’ora che comincia i tristi lai
La rondinella presso la mattina
3... e che la mente nostra pellegrina
Più dalla carne e men dai pensier presa
Alle sue vision quasi è divina»
Purgatorio, IX, 13-18
«La turba, che rimase lì, selvaggia
Parea del loco, rimirando intorno
3Come colui che nuove cose assaggia»
Purgatorio, II, 52-54
«Poi come gente stata sotto larve,
Che pare altra che prima se si sveste
3La sembianza non sua in che disparve»
Paradiso, XXX, 91-93
«Ma sì com’egli avvien, se un cibo sazia
E d’un altro riman ancor la gola,
3Che quel si chere, e di quel si ringrazia»
Paradiso, III, 91-93
Tutti gli animali del creato, anche quelli immaginari, appaiono nei versi di Dante; non solo «i maggiori, quelli che hanno apparenza umana, spirito di pecora e d’altra bestia abbominevole» ma pur li minori: biscie, pesci, rane, ranocchi, tafani, api, lucciole, scorpioni, ragni, formiche, pulci, ecc. Tutte le terre d’Italia, mari, monti, golfi, colli, sono rammentate nella
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