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«Sarebbe poco se noi ci arrestassimo ad una semplice analisi di forme, come gli impressionisti si fermarono ad una analisi di colore. Noi facciamo una sintesi dei risultati delle ricerche di colore e di forma. Ma questa sintesi non ci conduce di nuovo alle immagini statiche e successive (questo è fondamentale per noi), come avviene per i nostri amici di Francia cubisti o altro, ma ci porta a ridare la realtà nella sua essenziale manifestazione. Prima cioè che questa realtà si individualizzi in una distinzione tradizionale degli elementi naturali, noi vogliamo dare la vita della materia, traducendola nei suoi moti».
Lo scopo della pittura, nella teoria futurista, è proprio quello di rendere il movimento, le azioni progressive in quanto progressive. E’ cioè la codificazione di tutte le mescolanze artistiche. E’ anche spesso il segno dell’impotenza; perchè quando un’arte invade il campo di un’altra arte, vuol dire che non sa servirsi delle sue armi o non ne è cosciente. Ma non starò a ripetervi altri esempi di questa confusione di cui vi ho già prima parlato, perchè voglio rispondere a un dubbio che vedo nascere nei vostri occhi, mentre pronunzio la parola «futurismo». Ho adoperato questo vocabolo per esprimere l’estremo dell’arte decadente. Ma «Futurismo»,
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