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Non lo dice mai. E non descrive il mormorio della pioggia nè ci dice in che modo egli vibri insieme a tutte le gocce. Si contenta di scrivere:
O bruit doux de la pluie
par terre et sur les toits!
Eppure con questi due soli versi, facendo rispondere la rima e la parola finale nei versi che seguono, risveglia in noi tutto il fluido gocciolare e tutta la dolce tristezza di una giornata di pioggia. E finisce lasciandoci in uno stato d’animo di aspettazione, come se ascoltassimo una musica di cui non si ricorda il principio e che non può finire; e dopo quell’ultima quartina sentiamo scivolare altri versi, senza fine:
C’est bien la pire peine
de ne savoir pourquoi,
sans amour et sans haine;
4mon coeur a tant de peine...
La rima lunga e non tronca, con la ripetizione della parola «peine» ci dà appunto quell’illusione di indeterminato. E bisogna, a proposito del simbolismo, notare una strana contraddizione dell’arte decadente. Perchè simbolismo vuol dire illusione, o suggestione, e quindi,
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