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natura è riprodotta qui più fantasticamente che nelle sculture del Partenone. Perchè è sempre filtrata attraverso uno stato d’animo d’eccezione. La realtà più serena e semplice è convertita qui in paurosa e violenta espressione di dolore, di rabbia, di sforzo. Tutte le vecchie sono grinzose come streghe, sdentate come una reclame di professore odontoiatra, che ha trovato una nuova e perfezionata dentiera. Fra tutte le azioni e tutti i drammi, la scelta cade sempre su quelli terribili. Pare che esistano soltanto guerrieri moribondi, omicidi e suicidi, lotte frenetiche, ove tutti i muscoli si tendono contemporaneamente in uno sforzo che ucciderebbe uomini meno robusti. Questa mi pare una stilizzazione della realtà, che non differisce da quell’altra stilizzazione dell’Arte Bizantina.

Ma perchè in tutte le arti succede sempre questo fenomeno? E come succede?

Uno scrittore moderno scriveva, dell’arte moderna, queste parole: «Noi possediamo un nuovo istinto: l’istinto del complesso. Afferriamo Tutto attraverso il complesso, mentre i passati coglievano Poco, attraverso il semplice». Questa è involontariamente e in termini complicati una prova di quello che poco fa vi dicevo, sui limiti nell’Arte Classica e Decadente.

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