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Questi dunque, erano i problemi di quell’arte, essenzialmente classica: raggiungere la verità della specie e la forma pura del corpo umano e quella rendere con la massima perfezione plastica. Difficile, ma ristretto e limitato il campo.
Giunta a quel punto di insuperabile perfezione in cui cominciava ad essere satura, dopo la trasformazione operata da Scopa e da Prassitele, che vollero esprimere sentimenti più intimi, l’Arte Greca fu rivoluzionata da Lisippo. Lisippo abbandonò le forme pure, ridonò al tronco la sua flessuosità, al dovere ed all’amore la loro espressione naturale. Da quel momento la scultura, rotte le barriere che gli antichi si erano costrutte, cerca di esprimere l’inesprimibile, pazza d’orgoglio, ebbra di libertà. E si prova a tutti i più difficili cimenti, e si crea le difficoltà per superarle, aspirando sempre a qualcosa di nuovo, di diverso, di strano. E si scatena il baccanale ellenistico, il periodo dei soggetti terribili, violenti, in cui la scultura cercò di esprimere tutte le passioni, tutti gli sforzi e tutti i desideri degli uomini.
Questa è ancora un’arte decadente, in tutta l’estensione del termine. Lo è già molto, e lo diventerà, come vedremo in seguito, sempre di più. Si potrebbe credere che l’Arte Ellenistica fosse un’arte realista. Ma questo non è vero: la
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