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tarla e a circoscriverla con ogni sorta di siepi, muraglie e fili spinosi. In letteratura, per esempio, nasce prima la poesia che la prosa, ossia nasce prima quella forma di espressione più strettamente regolata e misurata.

Nei bambini artisti — che sono un po’ come i popoli giovani — si sveglia prima il senso della poesia che quello della prosa. Nessuno scrittore di dieci anni debutta con una prosa, certo preferisce una contorta e anche sbagliata, ma certo rimata quartina. Questo che io vi ho detto sui limiti e sulle origini dell’Arte è dimostrato dalla storia della scultura greca.

Nei primi secoli i corpi erano rigidi, la sagoma del bacino e del petto si allargava geometricamente, le braccia si allungavano strette al corpo, la faccia era senza espressione, o con un sorriso legnoso. Anche nelle statue migliori dell’arte arcaica, come nel tirannicida Armodio, il busto «si dinteressa» dal movimento del corpo e rimane immobile. Questa immobilità del tronco continua poi nelle grandi epoche della scultura, salvo pochissime eccezioni. Che cosa si proponevano quegli artisti?

Guardando i bassorilievi del Partenone o del tempio di Olimpia si capisce subito che aspiravano soltanto alla perfezione plastica del corpo e all’idealizzamento, come lo chiamano i tedeschi, della figura.


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