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tutti i costi saltando, apposta, sul cavallo fatato di Eleonora, cercando di galoppare senza sapere dove. Ha tanta coscienza della costruzione, che cerca, apposta, di rovesciare i pilastri e le cariatidi, per vedere che effetto può dare un edificio rovinato; vuole essere, visibilmente, senza forma, senza proporzioni, senza coerenza armonica. E’ dunque un ribelle alla vecchia legge, ma non è fuori della legge, la sente ancora pesare, tanto è vero che protesta e si divincola.

Il Romanticismo, inteso in questo senso, può essere anche classico. Come si può non chiamare Romantica l’Arte che, cominciando a comparire nel IX secolo dopo Cristo, sboccia poi meravigliosamente nel Trecento? Quell’arte delicata e sensibile a tutto l’amore e a tutto il colore della vita, quell’arte che si avvince, tremando, alla terra, sua sorella, e respira con l’erba e con le zolle e prega Dio con gli ingenui anacoreti delle Tebaidi?

C’è, agli Uffizi, un quadro della Tebaide che doveva commuovere tutti i Romantici del milleottocentocinquanta. I buoni anacoreti sono dispersi intorno a un fiume, tagliato da ponti più corti del loro braccio disteso, solcato da velieri grandi come un sandalo slacciato. Si innalzano, sulle sommità di piccoli balzacci, le


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