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in certo senso corrisponde bene alla qualifica di romantica, come si intende comunemente questo pericoloso aggettivo. Scene infernali, violente e dolcissime, contrasti, affermazioni del solito «io», linguaggio aspro e anche popolare, passione, ecc. Avrete sentito dire che Petrarca è un romantico, perchè c’è in lui la smania dell’introspezione. E che per la stessa ragione è un romantico S. Agostino. Ed è romantica la Bibbia, ed Euripide si contrappone al classico Eschilo (mi sono limitato ad esempi letterari per non fare confusione, ma questo vale per tutte le arti). E bisogna ammettere che, senza dubbio, queste opere hanno del sapore romantico. Ma, se noi pensiamo alla nostra definizione di Arte classica, bisogna anche ammettere che sono assolutamente classiche nella forma. E se paragoniamo la Divina Commedia al Faust, sentiamo benissimo che, nonostante le scene diaboliche, comuni a tutti e due, sono molto lontani l’uno dall’altra.

Ma che cosa è dunque il Romanticismo? Nessuno ve lo saprà dire chiaramente: ne sono state date le più contradditorie definizioni. E la ragione di questa incertezza e di queste contraddizioni è che si è sempre voluto contrapporre l’Arte Romantica all’Arte Classica, come se fossero due antagonisti, come se l’Arte Ro-


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