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ATTO V— SCENA I — Nella strada a Mantova. Tirata di Romeo che ha presagi felici. Ma il servo Balthazar viene a dirgli che Giulietta è morta ed è stata trasportata nella tomba di famiglia. Romeo si dispera e va da un farmacista a cui chiede una droga che faccia morire immantinenti. Vuol volare a Verona e uccidersi sulla tomba di Giulietta.
Se prima il dolore dei parenti era grottescamente espresso per la ritmata esagerazione, quello di Romeo è invece troppo poco manifestato: con la massima calma ordina i cavalli e dichiara che morirà e si domanda: «Come?» Non c’è nessun trapasso, nessuna gradazione di sentimenti e di espressioni. Non si cura di accertare la notizia, di domandare com’è morta, che cosa è successo. Niente, neanche una parola. E quella fulminante decisione di suicidio! Non così si passa all’idea della decisione definitiva. La descrizione della farmacia è di genio.
SCENA II — Da Frate Lorenzo. Viene Frate Giovanni a confessargli che non ha potuto fare la commissione a Romeo.
Sbagliato. Perchè scrivere una scena per spiegare la non lettera del frate a Romeo? L’incertezza è molto più drammatica. Queste due scene avrebbero potuto esser tolte e essere espresse di scorcio tutte nella Scena III.
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