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ci ripetiamo; tra una scena e l’altra di un dramma vissuto, trascorrono spesso intervalli di anni; mille ostacoli imponderabili possono impedire e deviare il corso degli eventi: una tegola può cascare sulla testa del protagonista, quando il dramma reale era appena al suo primo atto. Eppure, come dice Maupassant nella prefazione di un suo romanzo, nessun scrittore interrompe a metà un dramma con una tegola, perchè nella vita quella tegola «potrebbe» cadere.
Tutta l’arte è una convenzione; ma il teatro, che per molte ragioni estetiche e materiali deve rispettare certe inabolibili limitazioni, è tutto un armonizzamento abile di situazioni e parole convenzionali. Se l’autore è un artista, l’illusione trasforma questo meditato artificio in una verità ingenua. Per questo noi siamo contro gli scenari veristi, in cui si vedono veri alberi, vere foglie, vere cupole, vere statue, vere porte.
Niente più della verità, sulle scene, fa pensare l’artificio. Basta un solo elemento naturale perchè tutto il convenzionale diventi stridulo e insopportabilmente visibile. Una porta di legno sbattuta fa risaltare la fragilità delle pareti di tela. Nessuna nota realista deve rompere l’armonia degli artifici. E noi vogliamo scenari semplici e rudimentali, che non pretendano di rappresentare nessuna verità e non nascondano la loro natura artistica di scenari dipinti.
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