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D I A L O G O
SULL’OMBRA
GIOVANNI. — Sai che anche il babbo di Leo si è messo a andare al cinematografo?
CLAUDE. — Finalmente! Mi ricordo che gliene parlai fin dai tempi dell’Ulivello; ma non ne voleva sapere.
GIOVANNI. — Figurati, che la sua rentrée l’ha fatta con me. E’ stata per me una sera veramente preziosa; perchè mai come allora ho potuto capire i progressi e le qualità del cinematografo, in base a quello che egli non vedeva. Si può dire con sicurezza che appunto tutti i particolari che non vedeva, erano quelli da vedersi. Perchè erano i particolari più rigorosamente cinematografici.
CLAUDE. — Sì; evidentemente l’interesse del cinematografo, per noi, è tutto in questi particolari, che né la penna, né il pennello, né l’attore possono attuare.
GIOVANNI. — Questo è vero. Io, però, mi domando se, per i romanzieri, il cinematografo non offra delle impensate risorse di tecnica.
CLAUDE. — Come sarebbe a dire?
GIOVANNI. — Sì; il cinema ti rappresenta dei drammi e dei caratteri, in un modo tutto
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