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forza di suggestione mi pare un elemento definitivo.

Ma oltre a questo è l’arte del sogno — l’arte cioè che sa rappresentare, con una certa logica, quello che l’immaginazione più scatenata concepisce nei momenti in cui è in festa. So che la Duse, durante il suo viaggio in America, passava le giornate al cinematografo.

Mantelli che trasportano a volo chiromanti e ladri, valli ghiacciate nella luce lunare, e bianche di cascate, sorprese da incredibili altezze, gelatina d’occhi di un pubblico visto dal trapezio, uomini che nelle pupille deliranti di un affamato si trasformano in polli; capanne che il vento trasporta sull’orlo di enormi abissi, e che gli abitatori, ignari, fanno dondolare sul vuoto; movimenti scomposti nel loro stesso ritmo segreto e rivelati dal rallentatore allo stesso modo che un analista spalanca i sentimenti dell’animo; immagini in cui altre immagini misteriosamente trapelano; particolari che nessuno vede ingigantiti e staccati dalla loro compagine; questa è materia di cinema, che non è materia di nessun’altra arte.


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