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Identiche reazioni dinanzi al dolore.
Probabilmente l’amore delle antitesi viene a Dante da Sant’Agostino, come la veemenza delle tirate, che è in un certo senso una tradizione, letteraria cristiana. Confronta le tirate di Tito Livio come sono più calme. Tacito? (Bisogna, è vero, tener conto della passione.) Lo stile latino di Dante viene da S. Agostino (V. l’Epistola X contro i Fiorentini:
«Paragrafo 2°— ....An ignoratis, amentes et discoli, publica iura cum sola temporis terminatiome finiri, et nullius praescriptionis calculo fore obnoxia? Nempe legum sanctiones almae déclarant, et humana ratio percunctando decernit, publica rerum dominia, quantalibet diuturnitate neglecta, numquam posse vanescere vel abstenuata conquiri...».
«Paragrafo 4° — .....Videbitis aedificia vestra non necessitati prudenter instructa, sed delitiis inconsulte mutata, quae Pergama rediviva non cingunt, tam ariete ruere, tristes, quam igni creniari. Videbitis plebem circumquaque furentem nunc in contraria, pro et contra, deinde in idem adversus vos horrenda clamantem, quoniam simul et ieiuna et timida nescit esse.»
Lo studio di Sant’Agostino è addirittura clamoroso.
Il concetto della natura del male viene da Sant’Agostino.
E non viene dalla Vita Beata di Sant’Agostino l’idea del Convito e le relative allegorie alle vivande così spirituali che materiali:
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