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o contro le donne impudiche:
«Chè la Barbagia di Sardigna assai
Nelle femmine sue è più pudica,
3Che la Barbagia, dov’io la lasciai.»
Purgatorio, XXIII, 94-96
o parli d’amore:
«Amor, che a nullo amato amar perdona
. . . . . . . . . . . . . . .
Prese costui della bella persona
Che mi fu tolta, e il mondo ancor m’offende.»
Inferno, V, 100-103
o sospiri:
«Del bell’ovile ov’io dormii agnello»
Paradiso, XXV, 5
non c’è mai in alcuno scritto di Dante uno sfogo personale intimo inutile, un’espressione procace; le cose più azzardate sono dette in modo contegnoso e tali che nella bocca di ogni donna «non stieno male».
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Anche la pedanteria ha grande importanza tanto in Dante che in Bach.
Chi immagina quale influenza abbia avuto sullo stile poetico di Dante quella sua passione di dire tutto esattamente, e di suddividere tutto come si deve? (Vedi nel Convito le definizioni e distinzioni sottili tra savio e astuto, pudico e
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