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«Qnd’io, che non sapeva per qual calle,
Mi volsi intorno, e stretto m’accostai
3Tutto gelato alle fidate spalle.»
Purgatorio, VIII, 40-42
Geniale idea! In quella figura bisognava trovarci non un uomo particolare coi suoi fatti personali, ma, perchè ci fosse un interesse di ordine universale, l’«uomo», cioè l’uomo normale, trasportato in un mondo di eccezione. Quello che ci aspettiamo con golosità è il vedere le reazioni elementari: paura, curiosità, pietà, stupefazione, che quei mondi fantastici provocano sopra un uomo terreno, non le considerazioni che un tipo come Dante, dottissimo in teologia e filosofia, e ormai compromesso in una particolare maniera di giudicare il mondo, poteva farci su questo ristretto di storia universale.
Per questo bisogna ben guardarsi di attribuire all’autore i sentimenti del personaggio Dante (es. pietà per Francesca, ira per Argenti). Possono alle volte coincidere, ma non è necessario. Tanto è vero che le tirate Dante non le mette in bocca al suo Dante, interrompe la narrazione e le fa lui.
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