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sto avviene direi quasi contro il volere di Dante, e per via di quella sua immaginazione troppo concreta che dove accenna scolpisce, e dove disegna solca.
In verità Dante avrebbe voluto dare, candidamente, alle cose il loro valore relativo, e sfuggire quell’assoluto che si attacca a ogni gesto e l’ingrandisce a dismisura. Ora questa intenzione non rimase assolutamente sterile. Per quanto quei diavoli si pietrifichino in un certo momento, noi sappiamo, in via teorica, che quello non è che un momento, e che essi avranno molte altre brighe, oltre quelle che si son potute vedere, e tutta una vita in ombra, che s’è rivelata, per quel fascio di luce, in una sua faccia; ma nonostante il nostro invincibile buon senso, che ci costringe a dare anche alla vita dei diavoli una cornice adeguata, la nostra immaginazione non riesce a rappresentarsi nulla di quello che Dante non dice, perchè Dante l’attira su quello che vuole con troppa violenza.
Allo stesso modo il pubblico, quando, a teatro, segue le vicende di un dramma con interesse, non s’accorge che gli attori si scambiano, quasi con la stessa voce, delle battute che non riguardano per nulla il testo; e questo non perchè, come dicevo, quelle frasi sian dette in sordina, ma perchè l’attenzione, orientata in un
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