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xxvi | introduzione |
VI.
Tutto è stato straordinario, unico, inesplicabile in questo essere misterioso: i doni di cui fu colmato e le difficoltà che dovette affrontare; le fortune che gli arrisero e le sventure che lo colpirono; le avventure e l’opera; la vita e la morte. La sua vita e la sua opera sono un mistero come la sua morte. Perchè questo essere meraviglioso è stato ucciso da uno chauffeur ubbriaco.
Questo mistero è stato per trent’anni la nostra ineffabile gioia. Ci sprofonda oggi — sua madre, suo padre, sua sorella — in un dolore inesprimibile. Fissiamo gli occhi pieni di lagrime su questo mistero, che ci lascia intravedere dietro a sè qualche luce soprannaturale, di cui speriamo di avere un giorno la chiave. Perchè, o la vita non ha alcun senso, o bisogna dire che egli è scomparso perchè era già maturo per un’esistenza superiore a quella che avrebbe vissuto quaggiù — malgrado o a ragione di queste qualità — prigioniero dello spazio, del tempo, della materia, di tutte le miserie alle quali l’umanità è incatenata. Era venuto con un messaggio per gli uomini; la parte essenziale di questo messaggio è in questo poema; compiuta la sua missione egli è partito.
Addio. O arrivederci, Leo!