Pagina:Ferrero - Angelica, 1937.djvu/29


introduzione xxv

coscienza umana in lotta col suo destino. Sarà in ciò la grandezza della sua breve esistenza.

Noi — sua madre, suo padre, sua sorella — l’amammo teneramente. Egli ci contraccambiò con uguale intensità. È difficile, credo, immaginare una unione più perfetta degli animi in una maggiore differenza di temperamenti. Ciò che ci univa era il sentir di dover compiere insieme, ciascuno nella propria sfera e coi propri mezzi, l’opera comune; di essere votati tutti assieme a quest’opera come ad un supremo dovere. Questo spiega come egli non abbia esitato un istante ad arrischiare tutto il suo avvenire nella lotta per la libertà, nella quale suo padre, seguendo il proprio destino, lo aveva coinvolto. Egli sentì fin dal primo momento il dovere comune; accettò la lotta con tutti i suoi pericoli; e ne trasse questo poema che appartiene a lui solo, ma in cui i suoi genitori si ritrovano piangenti, disperati e fieri. Leo avrà fra non molto, ne sono sicuro, con questo piccolo libro postumo, il più disinteressato e il più puro dei trionfi.

La gloriosa legione dei secoli futuri, gli eroi e i martiri futuri, attingeranno in questo dramma un po’ della loro forza e delle loro ispirazioni. La voce d’Orlando morente e le lacrime della popolana sul suo corpo sosterranno i cuori gagliardi e le anime nobili nelle grandi prove che si avvicinano.