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introduzione xv

Così una mattina del mese di ottobre del 1928, all’Ulivello, Leo venne ad abbracciarmi nel mio letto e partì per Parigi. Non sapevo quando avrei potuto rivederlo, perchè non avevo passaporto e non avrei osato dirgli di ritornare. Avevamo dovuto mettere in moto influenze potenti per ottenere che gli permettessero di uscire d’Italia.


IV.


Giunto a Parigi, appena stabilitosi nello studio di Rue Lhomond, scrisse «Angelica». La scrisse verso la fine del 1928 o il principio del 1929, rapidamente in poche settimane, ma la pensava da molti anni. Sua madre trovò fra le sue carte di liceista un dramma, «L’illusione della potenza», in cui già il genio del bene e il genio del male erano alle prese. Il dramma «Quando gli uomini sognano», a cui lavorò dal ’24 al ’26, era dapprima intitolato «L’idealista», e molte delle idee espresse da Orlando al Reggente si trovano in alcune pagine del suo diario del ’24. Ora dal giornale che pubblichiamo in questo volume, si vede che è dalla discussione fra Orlando e il Reggente che Leo prese le mosse per concepire «Angelica» (nella prima versione si intitola «Don Chisciotte»). Le esperienze degli anni in cui il dispotismo si organizzava, le resistenze, di cui fu testimonio e i loro effetti, maturarono, precisarono, ramificarono la prima idea. Parecchie delle scene di «Angelica» sono tracciate già quasi alla lettera in questo diario.

Ma il ’26-’27 fu un anno di troppo intenso lavoro perchè Leo potesse dedicarsi ad «Angelica». Abbandonata nel giugno ’27 la tesi già cominciata su