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Tuttavia, avvicendandosi le guerre e le pestilenze, le opere rimasero interrotte fino all’anno 1574, in cui furono riprese da Giuseppe Meda architetto e pittore milanese. Ma anche qui nuovi ostacoli si fraposero. Intanto il Meda morì, e da quest’epoca fin verso il 1750 la storia del naviglio non offre nulla d’interessante. Poco prima però del 1749 rinaque il pensiero di compierlo a spese dello Stato; ma anche allora sorsero gravi difficultà per l’esecuzione. Finalmente, ripigliati nel 1773 i lavori, sotto la direzione del celebre idraulico Paolo Frisi, furono essi affidati per la somma di 1,868,750, all’imprenditore Pietro Nosetti comasco che, associatosi il bergamasco Francesco Fè, terminò nel 1777, con lo sgombro dei massi caduti nell’Adda tra Porto e Trezzo, il nuovo naviglio detto di Paderno e la strada della Martesana fino a Brivio.

Qui il giorno 11 d’ottobre l’arciduca governatore Ferdinando inaugurò solennemente la navigazione, scendendo per Trezzo fino a Vaprio1.

Ricuperato l’avito dominio, Francesco II Sforza era entrato (4 di aprile, 1522) in Milano. Le fortezze dello Stato, e perciò anche Trezzo, non tardarono guari a cedere. Infatti mentre li imperiali

  1. Fu coniata una medaglia coll’iscrizione: — mediolanum lario junctum euripo navibus aperto MDCCLXXVII. — Vedi il Naviglio di Paderno, cenno storico dei dott. Gio. Dozio. Milano, tip. Agnelli, 1858. — L’Adda sotto Paderno entra precipitando fra gli scogli, se non che una traversa nel fiume lunga metri 135, larga 12, ne volge parte delle acque nel naviglio, che raggiunge l’Adda navigabile fino al Castello di Trezzo.