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nelle occasioni della piena, le aque spinte nel canale in gran copia, possono, con facilità, scaricarsi ancora nel fiume.

La vedova duchessa Bianca Maria stabilì nel 1467 le norme per li utenti di quell’aqua; indi Lodovico il Moro (1496) emanò una riforma atta a renderlo navigabile, ma non si riuscì a tale intento che nel 1567 e solo due volte la settimana, otturandosi negli altri giorni della stagione estiva le numerose bocche di estrazione. Nell’inverno si tenevano tutte chiuse ad eccezione della così detta Molinara poco discosta da Trezzo.

Secondo un calcolo officiale il naviglio della Martesana conta, da Trezzo alle mura di Milano, la lunghezza di metri 38,440 e nell’interno della città quella di metri 6,280. La totale caduta poi da Trezzo fino alla confluenza nel naviglio grande fuori di Milano è di metri 25,801.

Dal castello il naviglio è, per quasi cinque millia, scavato nella costa dell’Adda, passando per Concesa e Vaprio, sostenuto da alte arginature, ond’è gradito spettacolo, per chi passeggi la strada dell’alzaja, vedere al disotto l’onda vorticosa e spumante frangersi contro i massi, mentre in alto obedisce ai voleri dell’uomo.

Ma la navigazione dell’Adda non potè dirsi sicura finche non fu aperto l’arduo tronco sotto Paderno, iniziato nel 1520 dal governo di Francia.

  1. V. Melzo e Gorgonzola, del cav. Damiano Muoni. Milano, tip. Gareffi, pag. 111 e seg.